In pratica, devo dire a un
tizio che mi fa un po’ il filo che non lo corrispondo. Ho già provato due volte
ad entrare in argomento e lui ha sempre sviato con una certa abilità.
Io per dire una cosa faccio dei
giri di parole lunghissimi, mi complico la vita usando termini difficili, dal
significato oscuro pure a me che li uso. E me ne faccio un cruccio. Poi mi
riprendo subito pensando a quella volta che a un convegno ho sentito un
relatore cominciare così: “Faccio seguito all’allocuzione che mi precedette”.
Domani gli parlo: poche
parole ma chiare.
Uffa, è una parola.